“Semi del Verbo” nella Storia

Percorsi biblici e patristici dal primo al quinto secolo

Il più recente volume di Mons. Enrico dal Covolo

Al termine del giubileo dei miei settant’anni d’età, quaranta di sacerdozio e dieci di episcopato, mi è parso opportuno riordinare con un filo logico alcuni miei contributi scientifici. E il filo l’ho presto rintracciato. Sono i semi di Verità sparsi nella storia.

Spermata tou Lógou, ovvero “semi del Verbo” nella storia. Ho raccolto in questo volume alcuni miei studi – ormai dispersi in riviste e miscellanee, non sempre di facile consultazione – per illustrare questa verità fondamentale della nostra fede, che presiede al dialogo ecumenico, interreligioso, culturale.

Non ho dovuto (né voluto) aggiornare molto in queste pagine: i contenuti sono ancora attuali, benché la ricerca e la bibliografia su ciascuno dei relativi argomenti vada crescendo in maniera inarrestabile.

C’è molto amore, in queste pagine che viceversa potrebbero sembrare aride per chi non è introdotto alle discipline cristiane antiche.

In realtà – umilmente lo attesto – la vera conoscenza (quella a cui questi studi ambiscono) viene dalla fede e dall’amore; invece, quando la ragione si avvita su sé stessa, non è più in grado di approdare alla percezione del mistero.

Questa affermazione – che ho appena fatto, e che riecheggia intenzionalmente il Gesù di Nazaret di Benedetto XVI – trova un anticipo ricco di significati nelle parole, che ora cito, di un grande amico ed estimatore di Paolo VI, mons. Pietro Rossano. Lo ricordo, anche perché egli fu tra i miei predecessori nella guida dell’Università Lateranense. Queste parole hanno un sapore indubbiamente “montiniano”: “Solo la conoscenza accompagnata da affetto raggiunge la verità; la parola senza amore è menzogna. E’ questo il mio principio per il dialogo con le religioni”.

Nullum noscitur, quod non amatur, affermava Agostino. Non c’è amore senza conoscenza, né conoscenza senza amore.

Ecco: la centralità affettuosa – senza proselitismo alcuno – di Cristo, Parola del Dio vivente, ha illuminato costantemente – ed è stato un modello per me – la vita e l’insegnamento di Paolo VI, in piena consonanza con il magistero conciliare: “Solamente nel mistero del Verbo incarnato trova vera luce il mistero dell’uomo”, dichiara la Costituzione Gaudium et Spes; e prosegue, poco più avanti: “Ciò vale non solamente per i cristiani, ma anche per tutti gli uomini di buona volontà, nel cui cuore lavora invisibilmente la grazia” (n. 22).
E mons. Rossano – un biblista attento, che i vicini e i lontani chiamavano con ammirazione, e forse con una punta di invidia, Monsignor Dialogo – aggiungeva ancora: “I valori esterni della cultura sfumano in un silenzio, che sarebbe infinito e mortale, se non ci fosse la Parola di Dio”, anche quando essa è collocata “nel chiaroscuro in cui la contiene la Bibbia”.

“Gesù Cristo!”, proclamava Paolo VI a Manila il 29 novembre 1970, “tu sei il rivelatore del Dio invisibile, tu sei la via, la verità, la vita!”.
Immersi nel chiaroscuro dell’esistenza terrena, noi restiamo pur sempre di fronte all’interrogativo cruciale, posto duemila anni fa dallo stesso Gesù di Nazaret: “Voi, chi dite che io sia?”.

La risposta a questa domanda la conosciamo molto bene. E’ la risposta definitiva dell’apostolo Pietro: “Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente!”.

Dialogo e annuncio insieme, non l’uno senza l’altro: così è nella tradizione cristiana autentica, dai Padri del primo secolo, fino a Papa Francesco.

Riguardo all’annuncio, mai disgiunto dal dialogo, torna utile una citazione dell’Esortazione apostolica programmatica di Francesco, la Evangelii Gaudium, che fin dal titolo intende riagganciarsi all’Evangelii Nuntiandi di Paolo VI.

In questa citazione di Francesco troviamo un rinnovato slancio nel dialogo con il mondo e nell’annuncio del Vangelo. Vi si parla di una “Chiesa in uscita”, dunque di una Chiesa che “sa fare il primo passo, sa prendere l’iniziativa senza paura, andare incontro, cercare i lontani e arrivare agli incroci delle strade per invitare gli esclusi.

Vive un desiderio inesauribile di offrire misericordia, frutto dell’aver sperimentato l’infinita misericor­dia del Padre e la sua forza diffusiva. Osiamo un po’ di più prendere l’iniziativa! Come conseguen­za, la Chiesa sa ‘coinvolgersi’. Gesù ha lavato i piedi ai suoi discepoli. Il Signore si coinvolge e coinvolge i suoi, mettendosi in ginocchio davanti agli altri per lavarli. Ma subito dopo dice ai disce­poli: ‘Sarete beati se farete questo’ (Gv 13,17). La comunità evangelizzatrice si mette mediante opere e gesti nella vita quotidiana degli altri, ac­corcia le distanze” (24).

In definitiva, è questo il cammino – costantemente ribadito da Papa Francesco – su cui si stanno muovendo il dialogo e l’annuncio nel Cristianesimo di oggi.

Questa decina di studi che ora propongo, e che attraversano i primi cinque secoli della Chiesa, vorrebbero contribuire a svelare nella storia i semi della verità, quegli spermata tou Lógou indispensabili per un annuncio e per un dialogo corretto nella conoscenza e nell’amore.

Roma, ottobre 2020, Giubileo di settant’anni d’età e di dieci di episcopato.

+ Enrico dal Covolo, sdb, vescovo titolare di Eraclea

Lascia un commento