Don Marco Rossetti ci racconta la sua esperienza di guida del Rettor Maggiore e il suo Consiglio in Terra Santa (29 giugno – 7 luglio 2019)
Non appena arrivo ai controlli in aeroporto o negli hotel la domanda ricorrente è: «Lei è il tour leader?». Io rispondo che lo sono, ma so altrettanto bene che il mio vero compito è essere una guida biblica in Terra Santa. Ho condotto molti pellegrini in quella Terra benedetta, ma nel mio ultimo viaggio, iniziato il 29 giugno e conclusosi il 7 luglio di quest’anno, ho avuto la gioia di accompagnare il Rettor Maggiore ed il Consiglio Generale: pellegrini d’eccezione sulle strade del Signore Gesù.
Il nostro viaggio, iniziato a Nazareth, è culminato a Gerusalemme, città in cui, come dice il profeta Isaia, saremo consolati e si rallegrerà il nostro cuore (Is 66,10-14). Abbiamo potuto visitare e sostare senza fretta nella maggior parte dei luoghi di cui i Vangeli ci raccontano: i siti in Galilea e intorno al Lago di Tiberiade, la valle del Giordano, il deserto di Giuda, Betlemme e infine la Città Santa. Giorni di grande serenità e di continuo contatto con la vita di Gesù Cristo mediante la Parola.
Per introdurre i «miei pellegrini» ai luoghi santi, mi sono fatto aiutare da diverse fonti letterarie antiche tra cui le testimonianze di Giustino, Girolamo, Origene, Cirillo di Gerusalemme; gli scritti degli storici Giuseppe Flavio ed Eusebio di Cesarea; le annotazioni contenute nel Diario della pellegrina Egeria e i ricordi lasciateci dall’Anonimo pellegrino di Piacenza. Talvolta anche alcuni scritti apocrifi – il Proto evangelo di Giacomo, i Vangeli della Natività e dell’Infanzia, il Vangelo della Dormizione della Santa Madre di Dio – offrono notizie che, se ben valutate, possono dare utili indicazioni. Un insieme di documenti che forniscono buoni strumenti per corredare e avvalorare le spiegazioni più tecniche dei luoghi e dei numerosi scavi archeologici di Terra Santa.
Ritengo però che la Sacra Scrittura, in particolare i Vangeli, sia la risorsa principale grazie alla quale i diversi luoghi possono tornare a dirsi e restituire al pellegrino, in modo vivido, scenari e ambientazioni che gli permettono di immaginare e ricostruire al meglio situazioni, vicende, miracoli, incontri, parole, discorsi e parabole narrati nei racconti degli evangelisti. È grazie alla Parola che le antiche pietre e perfino i paesaggi geografici rivivono e continuano a dare la loro testimonianza per la nostra fede. Ecco perché sono solito far precedere le spiegazioni storiche e archeologiche, dalla lettura dei testi biblici che narrano i fatti accaduti o le parole pronunciate da Gesù nei diversi siti. È mia sempre più forte convinzione che porre in dialogo il racconto biblico coi reperti archeologici e coi dati tramandati dalla tradizione cristiana, sia il proprio del mio ministero in Terra Santa: tale presentazione a tutto tondo, multidisciplianare, aiuta infatti il pellegrino a capire al meglio le narrazioni dei vangeli nei luoghi santi e può favorire un passo avanti nel cammino di fede di ciascuno.
Questo è fondamentalmente il motivo per cui anche nel Pellegrinaggio condotto per il Rettor Maggiore ed i Consiglieri, ho dato largo spazio alla Parola: letta e illustrata secondo necessità nei siti, proclamata e attualizzata mediante l’omelia nelle Liturgie eucaristiche, donata come occasione per tempi di silenzio mediante la Lectio Divina, la Parola è stata la vera guida del nostro andare sui passi di Gesù. Credo che a dare il vero tono del pellegrinaggio sia proprio il contatto prolungato con la Scrittura che solo la Lectio Divina può concedere. Nella magnifica cornice del Tabor ci siamo fatti attenti alla bellezza di Gesù trasfigurato e abbiamo potuto nuovamente far nostro l’invito del Padre a ascoltare le parole del Figlio per potergli assomigliare sempre più (Mc 9,2-8). Aiutati dalla frescura dell’ombra regalataci dall’abbondante vegetazione nel rigoglioso parco del Santuario delle Beatitudini, ci siamo fatti attenti alle parole del «discorso della montagna» riaccendere il desiderio di santità (Mt 5,1-12). Il Sacramento della Riconciliazione, preparato dalla Lectio sul Sal 103 e celebrato nell’accogliente chiesa francescana di S. Salvatore a Gerusalemme, ha effettivamente corroborato quel medesimo desiderio. Nella prolungata sosta presso l’austera cappella costruita dai Padri Bianchi all’ombra dell’abside della chiesa di Sant’Anna, l’esortazione petrina a ricalcare e seguire le orme lasciataci da Cristo che per noi patì «lasciandoci un esempio» (1Pt 2,18-25), ci ha introdotto nel mistero della Pasqua che abbiamo poi potuto ancora meditare nella basilica del Santo Sepolcro: la parola della Croce e della vittoria sulla morte è regola suprema della santità e della conformazione a Cristo.
Una delle esperienze più belle che si possano vivere in Terra Santa è poter leggere e meditare le Scritture Sante proprio là dove le vicende da loro trasmesse sono accadute. È ciò che come biblista ho voluto promuovere e favorire per permettere a ciascuno dei «miei pellegrini» di trovare sulle strade percorse dal Maestro novità di messaggio, di insegnamento, di fede e, perché no, di emozione spirituale.
Marco Rossetti