Francesco Mosetto, Lettere di San Paolo, 3 voll., Elledici, Torino 2010-2012
PREFAZIONE al vol. I
Esistono numerosi ed eccellenti commentari alla lettere di san Paolo. Perché dunque scriverne uno nuovo? L’autore non si è proposto di contribuire all’indagine scientifica e nemmeno di divulgarne i risultati tra il grande pubblico. Lo scopo di questo lavoro è più propriamente didattico: aiutare il lettore – studente di Teologia, oppure di Scienze religiose, o comunque persona culturalmente preparata – ad accostare l’epistolario paolino in modo serio e intelligente, senza tuttavia le pesantezze dell’erudizione e senza problematizzare all’eccesso il pur necessario studio critico.
Con questa finalità, nelle Introduzioni – sia quella generale sia quelle speciali – vengono brevemente delineate le circostanze e indicate le problematiche, che sono davvero utili per meglio leggere e comprendere i testi. Nella misura in cui se ne desidera l’approfondimento, si potrà sempre ricorrere ai manuali introduttivi e ai commentari.
Alla base del commento è la recente e autorevole traduzione della CEI (3a ediz., 2008). Riteniamo dispersivo proporre una traduzione alternativa, che non aiuterebbe a familiarizzarsi con il testo biblico in quella forma che la Chiesa italiana ha ufficialmente adottato per la Liturgia e la catechesi. Ci è parso però utile e spesso necessario rimandare all’originale greco, anche in vista della maggiore difficoltà che oggi provano gli studenti delle scienze religiose, come pure in genere i laici colti, nell’accostare il testo originale. In particolare, le note alla traduzione poste di seguito ai singoli brani si prefiggono di far toccare con mano il testo greco, specie in quei casi nei quali la traduzione italiana è costretta a “interpretare”, scostandosi in qualche modo dal dettato paolino.
L’analisi esegetica è il momento più importante dello studio dedicato ai testi biblici. Si propone qui una spiegazione del testo lineare e volutamente succinta. Essa lo segue da vicino, con puntuale rimando ai versetti cui si riferisce, con la cura di mettere in evidenza il movimento del pensiero e la densità del significato. A questo scopo dà molta importanza al valore semantico dei vocaboli e indica con frequenza i paralleli, sia interni alle lettere stesse di Paolo, sia quelli più pertinenti dell’Antico e del Nuovo Testamento.
Attraverso l’analisi emerge il pensiero teologico di Paolo: non una teologia sistematica, quale è offerta dalle trattazioni scolastiche a partire dai teologi medievali, ma una penetrante riflessione sull’opera di Dio in Cristo, stimolata dagli interrogativi e dalle esperienze concrete delle comunità. Anche quando tale riflessione si distende in un arco più ampio, come avviene massimamente nella Lettera ai Romani, essa si presenta come risposta matura ai problemi posti dalla vita della Chiesa delle origini; nel caso specifico, quello della sua unità, al di là della diversa estrazione – giudaica o gentile – dei suoi membri. Ovviamente, i molteplici aspetti del pensiero teologico di san Paolo saranno ulteriormente organizzati e scrutati in una “teologia biblica”, a sua volta base insostituibile della teologia sistematica.
Nello stendere questo commentario – che in segno di gratitudine dedico ai miei Maestri del Pontificio Istituto Biblico di Roma – ho avuto presenti gli allievi che hanno frequentato o tuttora frequentano i miei corsi in varie sedi, da Verona a Torino, da Roma a Gerusalemme. Oltre che a loro, spero possa essere utile alle nuove generazioni di studenti, ai quali auguro di essere affascinati dalla figura e dall’insegnamento dell’apostolo Paolo.
Dati:
Francesco MOSETTO, Lettere di San Paolo – Vol. I. Lettere ai Tessalonicesi. Lettere ai Corinzi; – Vol. II. Lettere ai Filippesi, ai Galati, ai Romani; – Vol. III. Lettere ai Colossesi, agli Efesini, a Timoteo, a Tito, a Filemone, Elledici, Leumann (Torino) 2010-2012, pp. 272 + 214 + 208.
Recensioni pervenute:
Romano Penna, in Lateranum 2012, 3, 708-710
Claudio Doglio, in Parole di vita 2013, 1, 53s
Stefano Tarocchi, in Vivens Homo 2013, 2, 434-436
Jan Radermakers, in Nouvelle Revue Théologique 2013, 2, 312s